La Fondazione, in seguito all’importante ritrovamento presso la Porta Diana di Volterra dei resti di un anfiteatro romano di forma ellittica, di circa 80 m per 60 m. di assi maggiori, ha contribuito con un importante contributo, in sinergia con la Cassa di Risparmio di Volterra SpA, alla prima campagna di scavo al momento in corso.

Da tempo sono in corso opere di ripristino e bonifica di corsi d’acqua secondari ad opera del Consorzio di Bonifica del Basso Valdarno e secondo quanto previsto dalla normativa, la Soprintendenza ha richiesto che, per l’intero percorso, le operazioni venissero seguite da archeologi professionisti.

Il giorno 8 luglio 2016 nei pressi di Porta Diana, all’interno della cinta delle mura etrusche, immediatamente ad ovest del cimitero comunale di Volterra e a sud della necropoli etrusca del Portone, sono emerse importanti strutture murarie dallo sviluppo lineare di circa 20m. La prima indagine ne ha riportato in luce alcuni filari, caratterizzati da un andamento spiccatamente curvilineo e messi in opera con la tecnica costruttiva ‘a filaretto’ in blocchi di panchino (tipica roccia calcarea del territorio volterrano); il tipo di fabbrica è analogo a quello impiegato per il Teatro Romano di Vallebuona, situato a brevissima distanza dal nuovo ritrovamento.

Il prosieguo dello scavo ha successivamente consentito di mettere in evidenza, in due saggi, l’uno a sud e l’altro a nord, ulteriori 20m lineari della medesima muratura, per un totale di circa 42m ad andamento curvilineo costante, che orienta verso uno sviluppo ellittico della pianta.

L’andamento delle murature, nonché la qualità delle stesse, ha sin da subito indotto ad identificare l’edificio con i resti di un edificio pubblico romano di straordinaria rilevanza, probabilmente a carattere ludico, forse un anfiteatro.

All’indomani di queste prime clamorose scoperte la Soprintendenza si è immediatamente attivata per progettare l’inizio delle indagini sul sito del supposto anfiteatro.

Sin dai primi giorni si è potuto contare sulla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, della Cassa di Risparmio di Volterra SpA, del Comune di Volterra ed anche della proprietà del sito.

la Fondazione Cassa di risparmio di Volterra, vista la grande rilevanza della scoperta, ha sottoscritto un Protocollo di Intesa con la Soprintendenza Archeologica per la Toscana, al fine di eseguire un primo ampio saggio di verifica archeologica.

Le prime indagini geoelettriche hanno confermato l’esistenza di un bacino archeologico imponente e di grande profondità; il primo saggio di scavo ha dato subito grandi risultati.

Quello che è stato messo in luce è quindi uno spaccato di un settore dell’anfiteatro, composto da tre ordini che dovevano ospitare a loro volta le gradinate. Come nel teatro, il saggio ha identificato una cavea di grande importanza, composta da ben tre ordini sovrapposti, prima, secunda e summa cavea (o Maenianum primum, secundum e summum).

Nell’area della Summa Cavea è stato individuato inoltre l’imposta di un arco in pietra, in parte conservato anche se in crollo, che doveva consentire l’accesso all’edificio. Al di sotto poi del settore occupato dalle gradinate, oggi scomparse, possiamo vedere un architrave che doveva dare accesso ad un vano sotterraneo, un criptoportico, forse usato, similmente al criptoportico del teatro, per l’accesso degli spettatori.