Storia

STORIA DI UN PATRIMONIO

Un intero isolato nel centro della città. Nove secoli di storia racchiusi nell’ampio perimetro che costituì, fin dagli inizi del secondo millennio dell’era cristiana, il complesso ospedaliero di Santa Maria Maddalena.

Ma lo stato dell’edificio, o meglio degli edifici, è precario. Le strutture si rivelano inadatte per continuare ad essere un ospedale. Tutto il complesso viene progressivamente abbandonato. Restano, quasi in silenziosa attesa, dietro gli spessi intonaci fatiscenti, i portici sbrecciati, gli infissi semi divelti, le accumulazioni paraarchitettoniche di secoli di adattamenti, riadattamenti, sconvolgimenti, le tracce di vescovi, governatori, sovrani, magistrati cittadini, rettori, consiglieri.

Come recuperare questo patrimonio di memorie storiche, questi valori? Come ridargli un significato, un ruolo, una prospettiva? Come, in altre parole, reintegrare nella Volterra di oggi una struttura che, pur facendo parte della sua storia, difficilmente avrebbe potuto, in quelle condizioni, appartenere al suo futuro? Queste le domande alle quali la Cassa di Risparmio di Volterra doveva dare risposte, dopo avere acquisito la proprietà dell’ospedale e facilitato la costruzione del nuovo. Una risposta urgente e convincente in termini di recupero architettonico, sociale, culturale.

Genesi di un progetto

Dismesso ormai da anni, l’ex ospedale di Santa Maria Maddalena offriva uno spettacolo non certo confortante. Secoli di manomissioni avevano cancellato, modificato, nascosto o addirittura seppellito, vestigia etrusche, romane, medievali di cui si conosceva l’esistenza ma di cui era assai problematico intuire la conservazione.

Nel cuore della Toscana, Volterra è ricchissima di richiami archeologici, storici, culturali, turistici. Centro ideale per attività sociali, un luogo ideale per incontri, convegni, dibattiti.

Sulle strutture del vecchio ospedale poteva quindi nascere quel complesso di sevizi che ancora Volterra non possedeva: un centro modernamente attrezzato per le attività di tipo congressuale. Una nuova realtà capace di aumentare le possibilità di richiamo della città, di collocarla in primo piano su un palcoscenico internazionale, di farla diventare ancora di più una meta di elezione.

Dall’oggetto, dunque, al progetto. Ma c’è anche la necessità di una lettura preliminare dello stato delle cose: l’esigenza di sapere cosa nascondono gli intonaci, le contropareti, le controsoffittature. Il progetto nasce nello spirito del recupero. Tutto il salvabile deve essere recuperato.

Il segno del tempo

Ritrovamento etrusco – Era naturale attendersi degli imprevisti. Impossibile pensare di non imbattersi, nel muoversi quotidiano fra tremila anni di storia, in qualche sorpresa, scoperta, ritrovamento. E così è avvenuto: un muro. Un muro di terrazzamento che risale al VI secolo avanti Cristo. Un muro ancora integro in modo spettacolare, per secoli nascosto da una controparete alla quale si addossavano le cucine dell’ospedale. Resta tra i massi etruschi l’incavo di una canna fumaria. Ma resta leggibile l’arte costruttiva degli Etruschi: i massi ciclopici si accostano e si sormontano bloccati dalle sapienti “chiavi” di costruzione.

La presenza di Roma – I lavori procedono, con circospezione e acuta attenzione alle possibilità di ritrovamento si scava. Inaspettati, ecco i rinvenimenti di epoca romana. Sono tracce di mosaici che appartenevano forse a uno stabilimento termale. Una ulteriore riprova dell’importanza di Volterra durante l’epoca romana. A poche decine di metri dall’ospedale, del resto, c’era la Torre degli Aùguri dove, secondo la tradizione, ospite della famiglia di Cecina, passava le vacanze Cicerone.

Medioevo e dintorni – A un livello più elevato rispetto ai ritrovamenti di epoca romana, sono stati recuperati due archi medievali in eccellente stato di conservazione. Pochi metri più in là, le cisterne del grano che risalgono a un periodo compreso tra l’XI e il XII secolo. A varie profondità vengono così in luce le diverse stagioni della storia di Volterra.

Il progetto ingloba tutte queste testimonianze del tempo, le ripristina, le rende visibili e fruibili, anche quanto, come nel caso dei reperti romani e medievali, esse si trovano sotto il livello del pavimento; si adotta, in tal caso, la soluzione estrema, ma di grande funzionalità e suggestione di costruire un pavimento trasparente.